domenica 25 novembre 2018

GIOCARE CON LA SABBIA DIVENTA TERAPIA

La SandPlay Therapy aiuta dove le parole non arrivano. E ne beneficiano soprattutto i bimbi

Immagine tratta dal web
Gioco e sabbia, manipolazione e creatività: sono questi gli strumenti della SandPlay Therapy, "un viaggio dentro se stessi" che permette di mettere in scena anche gli eventi e le emozioni che fanno più male.

la SandPlay Theraphy non ha niente a che vedere con la paletta e con il secchiello o con i castelli costruiti sulla spiaggia.


Si basa, invece, sulla realizzazione di “quadri” con miniature tridimensionali disposte in 

modo libero in una sabbiera. L’obiettivo è osservarle e leggerle per aiutare le persone a ritrovare il 

benessere psicologico. Può quindi essere uno strumento particolarmente utile con i pazienti che hanno 

difficoltà comunicative.
 “E’ l’intuizione – chiarisce Marco Garzonio, saggista, psicoterapeuta, past president del 
Centro Italiano di Psicologia analitica (Cipa) - di unire la psicanalisi di impostazione

 junghiana con la possibilità di mettere le mani nella sabbia. Perché ‘giocare’ e manipolare con questo 

materiale fa sperimentare come ognuno sia artefice della propria vita e come il nostro destino sia nelle 

nostre mani”. La sabbia, infatti, non è solo uno dei materiali più affascinanti per i bimbi, che ne vengono 

attratti istintivamente già da piccolissimi, ma ha un valore simbolico molto importante: “è facilmente

 trasformabile e plasmabile, rappresenta l’atto della creazione e la restituzione della responsabilità 

all’individuo”, spiega Garzonio. Ed è proprio sulla sabbia che, grazie a un armamentario fatto da piccoli 

oggetti e personaggi, viene rappresentato un ‘universo in miniatura’ e diventa ‘visibile l'inconscio’.

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