La SandPlay Therapy aiuta dove le parole non arrivano. E ne beneficiano soprattutto i bimbi
Immagine tratta dal web
Gioco e sabbia, manipolazione e creatività: sono questi gli strumenti della SandPlay Therapy, "un viaggio dentro se stessi" che permette di mettere in scena anche gli eventi e le emozioni che fanno più male.
la SandPlay Theraphy non ha niente a che vedere con la paletta e con il secchiello o con i castelli costruiti sulla spiaggia.
Si basa, invece, sulla realizzazione di “quadri” con miniature
tridimensionali disposte in
modo libero in una sabbiera. L’obiettivo è osservarle e leggerle
per aiutare le persone a ritrovare il
benessere psicologico. Può quindi essere uno strumento
particolarmente utile con i pazienti che hanno
difficoltà comunicative.
“E’ l’intuizione – chiarisce Marco
Garzonio, saggista, psicoterapeuta, past president del
Centro Italiano di Psicologia analitica (Cipa) -
di unire la psicanalisi di impostazione
junghiana con la possibilità di mettere le mani nella
sabbia. Perché ‘giocare’ e manipolare con questo
materiale fa sperimentare come ognuno sia artefice della propria
vita e come il nostro destino sia nelle
nostre mani”. La sabbia, infatti, non è solo uno dei materiali
più affascinanti per i bimbi, che ne vengono
attratti istintivamente già da piccolissimi, ma ha un valore
simbolico molto importante: “è facilmente
trasformabile e plasmabile, rappresenta l’atto della
creazione e la restituzione della responsabilità
all’individuo”, spiega Garzonio. Ed è proprio sulla sabbia che,
grazie a un armamentario fatto da piccoli
oggetti e personaggi, viene rappresentato un ‘universo in
miniatura’ e diventa ‘visibile l'inconscio’.
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